Parity Rate in Italia
In data 2 agosto 2017 con 146 voti favorevoli, il Senato della Repubblica ha approvato il cd. disegno legge concorrenza che mette al bando, tra l’altro, le clausole sulla Parity Rate.
Che bello!
Finalmente ti basta avere un prezzo più basso sul tuo sito web, rispetto a quello che inserisci sulle OTA, e ti entreranno prenotazioni dirette a valanga!
Ovviamente non è così e, se sei una new entry nel mondo dell’ospitalità, voglio anzitutto spiegarti cosa è, o cosa era, la parity rate. E voglio inoltre farti comprendere che, a ben vedere, la parity rate esiste ancora!
Cosa è la parity rate?
La parity rate (o parità tariffaria) era una clausola contrattuale imposta dalle OTA agli hotel secondo cui ogni struttura doveva avere le stesse tariffe presenti sugli altri canali di distribuzione.
In pratica una struttura ricettiva era obbligata a fornire alle OTA le migliori tariffe di mercato e a non avere mai un prezzo inferiore sul suo sito web ufficiale.
In pratica l’hotel si obbliga a fornire alle OTA le migliori tariffe di mercato e a non avere mai un prezzo superiore a qualsiasi prezzo reperibile su qualsiasi altro canale, compreso ovviamente il sito web ufficiale della struttura. L’hotel insomma può solo scegliere la tariffa, ed una volta comunicatala alla OTA, non può variarla in alcun modo, neanche sul proprio canale ufficiale.
Giusto per farti un esempio, al punto 2.2.2 del contratto di Booking che deve (doveva) essere accettato dagli hotel affiliati, è (era) sancito: “L’hotel offrirà a Booking.com la parità di tariffe e disponibilità”.
Torniamo però al DDL (Disegno di Legge) Concorrenza.
Prima dell’approvazione dell’emendamento succitato, che le cose in Italia stessero per cambiare già lo si avvertiva da alcuni rumors precedenti. Federalberghi non molto tempo fa aveva infatti:
- Dapprima deciso di passare all’attacco con un ricorso al Tar del Lazio per richiedere l’abolizione delle clausole sulla parity rate, seguendo l’esempio del Parlamento francese.
- Successivamente aveva poi lanciato la campagna “Fatti furbo!”, con l’obiettivo di informare i viaggiatori dei vantaggi del rapporto diretto con l’hotel.
- Ed infine il direttore generale di Federalberghi Alessandro Nucara aveva chiesto proprio un intervento del Governo per abolire la clausola della parity rate, così come avvenuto in Francia a luglio del 2015.
L’abolizione Della Parity Rate In Francia
Il sistema alberghiero francese è indubbiamente diverso da quello italiano che, come sappiamo, risulta essere eccessivamente frammentato. Ed infatti le grandi catene alberghiere francesi, che controllano buona parte del mercato, hanno proprio dato impulso nei mesi scorsi, all’approvazione della legge Macron che enuncia in maniera definitiva l’abolizione dell’obbligo della parity rate.
Già dal 10 luglio 2015 quindi in Francia gli hotel possono vendere le loro camere ad un prezzo più basso rispetto a quello presente sulle OTA.
Ma perché le OTA pretendevano la Parity Rate?
Le OTA spendono dei budget colossali per far arrivare l’utente sulle proprie piattaforme e farlo prenotare: ovviamente il processo di prenotazione è influenzato in gran parte dal prezzo presente sulla OTA. E’ dunque ovvio che se su Booking, ad esempio, le tariffe non fossero concorrenziali, gli sforzi delle OTA verrebbero interamente vanificati.
Che senso avrebbe per le OTA investire soldi in pubblicità se poi il prezzo di una camera sul sito ufficiale dell’hotel dovesse risultare più conveniente?
Questa è una delle ragioni principali per cui le OTA avevano preteso contrattualmente il rispetto della parity rate; possiamo definirla una condizione di esistenza.
Sia ben chiaro, non ho nulla contro le OTA, e se proprio devo puntare il dito, preferisco farlo contro quelle strutture ricettive che, inconsapevoli di come utilizzare al meglio gli strumenti di web marketing, affidano le proprie sorti in maniera totalitaria ad esse.
E’ stato finora sempre un rapporto impari, ove l’hotel pur di sopravvivere, ha dovuto rinunciare alla propria libertà tariffaria, al contrario delle OTA che ovviamente non sono tenute a rispettare la parity, ed infatti, mentre tu sei obbligato a rispettare la parità tariffaria, loro:
- Fanno sconti e programmi di loyality;
- Distribuiscono sui mercati emergenti a prezzi più bassi;
- Distribuiscono sui meta search a prezzi più bassi.
E ora che la parity rate non esiste più?
Ora l’albergatore o il gestore di una struttura extra alberghiera si ritrova con un dilemma terribile: mantenere lo stesso prezzo o utilizzare la leva tariffaria a suo favore per cercare di ricevere più prenotazioni dirette?
A mio modo di vedere, anche se la parity rate non costituisce più un vincolo contrattuale e sei libero di mettere il prezzo che ti pare, considerando le ragioni esposte poco prima, ovvero I motivi per cui le OTA pretendevano il rispetto della parity rate, ecco credo che essa vada ancora rispettata.
E ti spiego perchè:
Avere una tariffa più competitiva sul sito ufficiale rispetto alla tariffa che abbiamo su un qualsiasi canale intermediario può sollevare problemi, poiché ad un disallineamento di prezzo corrispondono spesso report di parity non rispettata, minacce di rimozione dai siti, accusa di bassa professionalità o comunque un decremento di visibilità sulle OTA non comunicato ma reale.
Insomma rischi di fare un bello scivolone!
Immagina inoltre se le tue tariffe fossero disomogenee e variabili su ogni portale, che figura ne faresti? Quanto l’utente si fiderebbe del tuo brand?
Hai dunque compreso che, secondo il mio punto di vista, è giusto mantenere la stessa tariffa tra sito web ufficiale e le varie OTA, su cui sei presente. Lavorare in parity rate insomma.
Vi sono però delle soluzioni che permettono ad una struttura ricettiva di tutelare la propria professionalità e dunque la parity rate ma di poter avere una tariffa maggiormente competitiva sul proprio sito e risultare più appetibili per chi prenota direttamente.
Puoi pensare ad esempio di tenere una identica tariffa su tutti i canali, compreso il sito ufficiale, ma su quest’ultimo garantire dei bonus o omaggi, i cd plus alla prenotazione, come un welcome drink, un upgrade gratuito in camera superior, una bottiglia di vino in camera, un late check-out insomma un valore aggiunto.
Oppure puoi pensare di tenere una identica tariffa su tutti i canali ma variare le tipologie di camera. Garantire cioè alle OTA tipologie di camere standard e poi, sul tuo sito ufficiale, vendere anche camere di categoria superiore.
Questa modalità è per gli ospiti più sofisticati, che ricercano una maggiore qualità e sono meno sensibili al prezzo e può essere ovviamente attuata da strutture che hanno tipologie di camere differenti.
Infine, puoi pensare di tenere una identica tariffa sulle varie OTA in cui sei presente e, invece, sul tuo sito ufficiale avere una tariffa per la camera con colazione scorporata, addizionabile a parte.
In questo modo la comparazione tra intermediario e sito ufficiale è istantanea e l’utente ha ben percepibile il vantaggio economico.
In conclusione, le OTA hanno un interesse quasi legittimo a farti rispettare la parità tariffaria nonostante essa non sia più un obbligo; la differenza però nella quantità di camere disintermediate vendute la farai tu, con l’applicazione delle giuste strategie di web marketing turistico vocate alla disintermediazione.
Perché disintermediare bene è possibile, basta solo conoscere le giuste strategie!
Hai bisogno di un aiuto concreto?
Iniziamo a conoscerci e vediamo se ci sono i presupposti per una collaborazione grazie alla quale disegnare un percorso per aiutarti a crescere on line in termini di fatturato, prenotazioni e visibilità.